Cambiare la scuola si può

Chi ascolta dimentica, chi vede ricorda, chi fa impara

Gianfranco Zavalloni Saluta così!


LETTERA APERTA A TUTTI

Carissimi amici del Priore e di Barbiana, nel ringraziarvi per aver partecipato al nostro Convegno del 29 Maggio o di averlo seguito direttamente su Internet, tramite il sito www.bottegacd.it, viene spontanea la domanda: “E ora?”

L’obiettivo era quello di rendere attiva una rete di solidarietà fra noi, uno strumento di autodifesa delle nicchie dove, sempre con più fatica, riusciamo ancora ad applicare il metodo educativo che ci ha insegnato Lorenzo Milani.
Partiamo riflettendo su ciò che abbiamo vissuto insieme, anche solo per dare un senso alle nostre azioni.

Il Convegno è stato una verifica a tutto tondo sulle metodologie attivate e sui problemi che vivono i nostri ragazzi nella fase più critica della loro crescita.
Tale verifica si è centrata sul nodo strutturale della Scuola Media.

Gli interventi che ci sono stati hanno coperto tutte le angolature di ogni diverso punto di vista, mettendo a fuoco i contesti, le difficoltà e le nuove competenze, necessarie alla dinamicità dei tempi che viviamo.

L’istituzione, il nuovo Sindaco di Vicchio in particolare, ha sostenuto le nostre tematiche, esaltando proprio la scuola della qualità e non della quantità. L’amministrazione precedente, non solo ci aveva emarginato, ma aveva preferito affidare ad una cooperativa agricola il progetto Barbiana.

Il momento più sconvolgente della giornata è stato leggere il volantino della C.G.I.L., nel quale si attacca semplicemente la Gelmini, addossandole tutte le colpe (quante cose avrebbe fatto in poco tempo) e si rivendica esclusivamente il diritto al posto di lavoro. Diritto sacrosanto se si capisse per quanto tempo, come e dove andiamo. Anche perché esistono altri posti di lavoro che si perdono nel silenzio e nell’apatia più assoluta.

Se questi sono i problemi, quali le risposte?
Se così fosse basterebbe lo sciopero! Noi forzeremmo su chi detiene il potere per ottenere i nostri diritti.
Ci dispiace, ma, nel 2010, questo è solo un gioco sporco, che non porta da nessuna parte.

La crisi c’è ed è reale.
La democrazia si conquista per strada attraverso una presa di coscienza e soprattutto non si elemosina a chi detiene il potere. La democrazia si rivendica esercitandola!
Non c’era nemmeno ai tempi di Moro, non c’è stata a Genova, non c’è in Padania, come non c’è a Napoli o in qualsiasi posto dove comandano le mafie e le lobby.
Possiamo dire semplicemente di essere o essere stati in un percorso più o meno democratico.

C’era un vecchio detto: “Quando la coperta è corta o si copre i piedi o la testa”.
Oppure la si allunga verrebbe da dire … ma questo avrebbe il presupposto di un sindacato o di un partito capaci di esprimere le esigenze di tutti. Allora tornerebbero di moda quelle piattaforme unitarie che tanto hanno dato, anche con governi di destra, alla classe operaia, al debole e al disoccupato.
La parola d’ordine, ma forse questo verrebbe definito assurdo perché comunista, sarebbe: “Rinunciamo tutti a qualcosa, per consentire a tutti di vivere”.  Sarebbe di buon esempio vedere i nostri dirigenti sindacali rinunciare a parte dello stipendio per chi non lavora.

Nel Convegno ai direttori didattici del ’62, il Priore parla di quanto pericoloso sia l’interclassismo, ossia il classismo dei ricchi, e quanto sia importante ricondurre nella scuola le tematiche dei bisogni veri.
Ci ricordava che i contadini erano gli unici veri educatori perché non scherzano con i ragazzi e subito gli fanno capire quanto è dura la vita e quanto è duro guadagnarsi il pane.
I nostri ragazzi invece vivono un messaggio molto ambiguo: permissivismo o lezione frontale!

O zuppa o pan bagnato!

Nell’analisi d’ingresso di un progetto, alla Scuola Primaria di un paesino calabrese di montagna, è emerso chiaramente che i nostri alunni vivono ormai culture e strumentazioni uguali, dove spesso il messaggio unidirezionale del televisore fa da padrone alla grande, ma il televisore in sé, non solo quello di Berlusconi.
Ci dicono gli esperti che il 75% delle nozioni acquisite dai giovani proviene dal televisore o dalla rete telematica.

Da Canevaro avremmo preteso una parola in più: “ Non sono Berlusconiano, ma neppure …” anche se, nel suo discorso, ad alto livello, sullo svilimento della parola e dei ruoli, è riuscito a riportare la riflessione della Scuola al vero processo educativo milaniano, il quale partendo dagli imprevisti, il motivo occasionale, ci conduceva dritti al nucleo forte delle discipline.

Resta comunque il nodo vero da sciogliere e questo non è un problema di maggior costi economici o aumento della disoccupazione, ma di volontà.
La tragicità delle prese di posizione istituzionali contro la volontà comune di genitori, alunni e insegnanti dell’Istituto Comprensivo don Milani di Lamezia Terme, di dare continuità educativa ai propri ragazzi, fa mettere il dito nella piaga. Una piaga veramente puzzolente direbbe il nostro Priore. (Leggi la documentazione)

La scuola italiana sta implodendo perché incapace di educare nella fase più critica pre e adolescenziale .
 
Tutti parlano del tempo pieno di Barbiana. Ipocriti. Parlare oggi di tempo pieno non ha proprio senso! Meglio un’ora di scuola vera il giorno, direbbe sempre il nostro Priore, e poi magari a lavorare, che tante ore a scaldare il banco.
La Scuola Media Statale va radicalmente riformata.
Dobbiamo sostituire alla scuola delle campanelle un triennio di Scuola di Vita, dove le discipline vengono ridimensionate rispetto al dialogo, le abilità sociali, l’uso degli strumenti didattici … .

Non abbiamo ancora capito come si faccia ad imporre alla Scuola Primaria il Maestro Unico, funzionava meglio prima, e nello stesso tempo lasciare i ragazzi della Secondaria di primo grado in balia di 8 quando non 12 professori. Lo si fa solo perché dopo i 10 anni, in un attimo, si diventa adulti?
Lo dice il Piaget?
Lo supporta la neurobiologia?

Perché i professori non ruotano su più materie invece che su più ragazzi?
Perché non far gestire, in un approccio globale alla cultura, una unica area ad un unico insegnante?
Perché dobbiamo dire: “L’esperienza di Barbiana non è esportabile nella Scuola di Stato?”
Non ci resta che spararci?
Dobbiamo costruire le nostre scuole al di fuori dello Stato? Scuole autogestite e non solo private?

Questo trabocchetto, che si sta realizzando grazie non solo a questo governo ma anche alla convergenza di più forze, non nasce per caso.
Su questo tema essenziale vogliamo riaprire il dibattito e coinvolgere tutti a inviare la propria solidarietà a Maria Miceli, dirigente dell’I.C. Don Milani di Lamezia Terme e ai genitori degli alunni.

Questa presa di posizione a favore della continuità educativa ha il presupposto della buona pratica.
Senza questo presupposto ricadremo nel baratro.

Edoardo, Aldo e Nevio …



 
                              

 

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